La seconda risposta di zio Lucio  

7 marzo 1999
Ai ragazzi della Vb della Scuola Elementare F. Mazzarello

Cari nipoti,

 Con molto piacere ho letto le vostre lettere ed ammirato i disegni. Risponderò ad ognuno di voi personalmente. Ma mi ci vuole un po' di tempo. Così ho pensato di cominciare a rispondere a tutti assieme. 
Comincerò con una tiratina d’orecchie. Se non mi sbaglio nell’ultima lettera vi avevo dato dei compiti. Per farli dovevate scambiare tra voi qualcosa e poi scrivere tutti assieme una lettera collettiva.
Vi ricordate quali erano le cose da fare? Ripeto la conclusione della lettera precedente. 

Riassumiamo. Io vi ho risposto, vi ho mandato le mie memorie, ma voi non dovete solo leggerle e dire che vi sono piaciute (non ammetto risposte negative!). Dovete anche giocarci sopra, almeno in tre modi: 
1) ricostruire il mio curriculum, 2) fare l’elenco dei mestieri, 3) fare l’elenco dei giochi. 

Spero che sia solo perché vi ci vuole un po' di tempo. Aspetto fiducioso…

Finita la filippica (che cos’è? Che c’entra Filippo? E poi io non sono Demostene!) veniamo alle cose piacevoli.

La storia della vecchia maestra di Mezzenile. Una bella storia che insegna molte cose. Anzitutto che il nostro Paese non è tutto da buttare finché ci saranno delle maestre come Mariavittoria. Poi, fa pensare a cosa rimarrà di noi dopo la morte. La memoria. E finché la memoria sarà viva in qualcuno, susciterà qualche sentimento, chi è ricordato sarà ancora lì, anche dopo tanti anni. Forse è per quello che scriviamo. Perché dopo tanti anni, qualcuno scopra in una vecchia soffitta de fogli ingialliti, li legga e magari vada in giro a trovare altre tracce che ricordino chi ha scritto quelle pagine. 
Bravi. E’ stata una bell’idea tornare a Mezzenile, interrogare quegli antichi scolari. Mi piace pensare che le lettere che mi scrivete e che spero continuerete a scrivermi, che io conserverò in uno scatolone, vengano trovate fra trent’anni da mia nipote Sara che magari farà l’insegnante in una scuola in un paesino di montagna. E che ai suoi allievi di quinta porti a leggere quelle lettere. Dirà: “Guardate cosa scrivevano trent’anni fa dei ragazzi della vostra età a mio nonno Lucio!” Potrebbe anche capitare. Ed allora quei ragazzi penseranno che sarebbe bello rintracciare Cristian, o Davide o Luisa, od Elena …. E magari verranno a Torino a cercarvi mentre visiteranno il Museo Egizio. No, non fraintendete, non voglio dire che voi sarete delle mummie… 

La storia di Mezzenile mi ha fatto venire in mente che ho scritto tre anni fa’ delle favole per mio nipote Pietro che s’intitolavano “Le quattro età della vita”. Cercavo di fargli capire che dopo l’infanzia viene la giovinezza, poi la maturità ed infine la vecchiaia. Povero Pietro. Pensate che allora aveva solo tre anni. Quella sulla vecchiaia s’intitola Il Toriolo. L’ho riletta. Mi pare sufficientemente seria e noiosa da darvela come castigo per via della filippica di cui sopra. Anzi, meglio, ve la do come un ricostituente. A Luciano la mamma dava l’olio di fegato di merluzzo (che schifo!). Ai nipotini della Vb, lo zio Lucio da la favola del Toriolo. C’entra con la storia di Mezzenile? Anche questa favola è ambientata in un paesino di montagna, in Toscana, non in Piemonte. E poi ha a che fare con le cose che si ritrovano, che fanno ripartire i legami con il passato. 
Più che una favola è una metafora. E siccome so che tutti voi sapete cosa sia una metafora, sta a voi scoprire, se leggerete la storia del Toriolo, trovare i punti della metafora che sono collegati con la storia di Mezzenile. Non sarà facile, ma è una sfida. 
Ne ho fatte solo tre copie. Comincino a leggerla i più coraggiosi. Poi la passeranno agli altri.

Cambiando argomento, se ho ben capito, avete una bacheca su cui immortalate le foto dei vostri amici e corrispondenti. E vorreste immortalare anche lo zio Lucio?
Vi mando un collage in cui sono rappresentate le foto di alcuni momenti cruciali della mia vita. Vi serviranno per la mia biografia. Quella che dovete a poco per volta scoprire e ricostruire. Ecco qua.
· 1964: si vede la gatta dei miei figli (che avevano battezzato Canfora, nome di una famosa orchestrina dell’epoca) e la scala della 
   casa dove abitavamo allora, e su cui Canfora andava su e giù;
· 1978: si vede un campione di sci che prova la resistenza dell’aria nella galleria del vento. Vuol trovare la posizione di minor 
   resistenza per battere in discesa libera il record mondiale;
· 1981: zio Lucio fotografa gli alunni della V elementare della scuola Fujiama in visita ad un tempio di Kyoto;
· 1998: si vedono Pietro e Chiara, nipoti del nonno Lucio che non pensano proprio di andare a finire sulla bacheca della Vb.

Adesso dobbiamo tornare alla ragione fondamentale per cui ci siamo scritti la prima volta. Mariavittoria è la vostra insegnante di storia e non vorrei che se la prendesse con zio Lucio se vi distrae dal cercare di capire cosa era successo durante la guerra. Per non deluderla, vi allego due anticipazioni delle mie famose memorie, pubblicate su un giornalino di Forte dei Marmi, paese dove ho trascorso la mia giovinezza (da 11 anni a 21). (Anche questo è da mettere nella biografia).

Saltando di palo in frasca (chi di voi sa saltare più in alto?) ho pensato che forse non vi dispiacerà leggere anche l’ultimo fax che ho inviato a Pietro (che abita a Verbania). Povero Pietro, ora ha sei anni. Così piccolo e già con un nonno così!

E non è finita. Non mi piace che ora tutti pensino che per giocare ci voglia il computer, i video giochi. Ci vuole fantasia e poche cose che si possono trovare dappertutto. Nel racconto del Toriolo i ragazzi giocavano con un carrettino fatto da loro con quattro tavole e dei cuscinetti a sfera. Per questa volta vi do la ricetta del bottone da far girare. Occorre un grosso bottone e del filo (chi viaggia in Internet scoprirà che ho rubato l’idea dal sito www.funsci.com).

Una stretta di mano ai maschi ed un baciamano alle signorine 

zio Lucio

 
Allegato A
Un giocattolo
Allegato B
Arrangiarsi con il mercato 
nero per mangiare in guerra
Allegato C
Ci si può divertire 
anche in guerra
Allegato D
Una letterina 
al nipote Pietro
Allegato E
Il Toriolo